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O Virtus



O virtus Hidegard

O VIRTUS SAPIENTIE. Le risonanze fra S. Ildegarda ed il Taoismo sono molte. Anche per la santa del Reno l’Essenza della Sapienza non è erudizione, non è accumulo, ma qualcosa che avvolge compenetrando “circuiens circuisti” ogni cosa. Ma ancor di più per Ildegarda la Virtù della Sapienza è “una Via che ha Vita”. Questa qualità si esprime attraverso tre emanazioni, tre Ali: una vola in alto, una trasuda dalla terra e la terza congiunge ogni cosa volando ovunque. E questa bellezza, questa meraviglia, questa Sapienza vivente, una e trina, chiede di essere lodata, riconosciuta, celebrata.
Nella musica Ildegarda esprime molto bene tutto ciò in maniera più efficace che con le sole parole: Il lungo vocalizzo “O” iniziale ha sia la potenza dello Om orientale che la dolcezza di un richiamo d’amore; le note acute ribattute di “comprehendendo” donano la profonda percezione di come questa “essenza” sia ovunque, come un abbraccio; L’Ala che vola in alto è accompagnata da note acutissime, quella che trasuda dalla Terra da note gravi mentre l’armonia dell’Ala centrale si dispiega con note che, personalmente, mi fanno sorridere di gioia ogni volta che canto questa canzone. La Sapienza di cui Lei parla sembra la sapienza dell’umiltà: cammina insieme alla gioia ed alla gratitudine.

Dante Basili
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La Rana e Zhuangzi


Rana Zhuang zi


Il detto cinese “la rana sul fondo del pozzo” che indica una persona dal pensiero limitato è anche una favola per bambini scritta in tante versioni, ma l’aneddoto originale è nel capitolo diciassette del Zhuangzi: Acque d’Autunno.
Il capitolo diciassette, uno dei più belli di questo classico del Taoismo, è dedicato alla difficoltà che l’Essenziale ha nel comunicare con il Non Essenziale.
Il Non Essenziale accumula ed ha il suo fondamento sull’erudizione, l’Essenziale toglie e sfronda ed ha il suo fondamento sull’esperienza.
All’inizio del capitolo è il dialogo fra due spiriti, uno è lo spirito del Fiume Giallo e l’altro è lo spirito del Mare del Nord: lo spirito del Fiume, pur sentendosi vastissimo conosce la vera immensità solo quando finalmente giunge al Mare, si sente profondamente grato e solo ora è in grado di comprendere il Dao.
“Alla rana del pozzo” dice lo spirito del Mare al Fiume “non si può parlare del mare perché è circoscritta dal suo buco, all’insetto estivo non si può parlare dell’inverno perché è limitato dalla sua breve vita, a un uomo colto non si può parlare del Dao perché è invischiato della sua erudizione. Ora che sei uscito dalle tue rive ed hai visto il Mare capisci di cosa sei fatto e ti si può parlare dei grandi principi.”
L’aneddoto della rana che segue si inserisce in una cornice che spiega come un famoso letterato sofista dell’epoca non riesca a comprendere e, anzi, rimanga profondamente turbato dal suo incontro con lo stesso Zhuangzi.
Curiosa la Tartaruga del Mare si sporge sull’orlo del pozzo per guardarvi all’interno. Dal fondo giunge la voce della rana che, sempre così bisognosa di cantare, parlare e gracchiare, comincia ad elencare le innumerevoli bellezze del suo vasto regno lì, sul fondo del pozzo. Né granchi né girini possono godere quello che lei gode ed invita la tartaruga a scendere nel pozzo per accertarsi di persona. Con cortesia la tartaruga si accinge alla discesa, ma (fortuna per lei) una zampa le rimane impigliata nella fessura di una pietra. Non potendo così scendere comincia a parlare dall’alto del pozzo alla rana. Le comunica qualcosa che conosce molto bene: le parla della grandezza del Mare, della sua casa, del suo luogo di origine.
In molte favole la rana ringrazia la tartaruga, in altre addirittura la rana riesce a scalare risalendo il pozzo e viene accompagnata dalla tartaruga a conoscere di persona il Mare. Ma nella versione originale di Zhuangzi alle parole della tartaruga la rana prova un grande spavento e quasi perde i sensi.
Chi accumula diventa pesante ed ha il terrore della leggerezza.

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