SCUOLA TIANDIHE

Arti Marziali, Musica e Meditazione

Il Maestro MA HONG

Mahong Chenzhaokui
Il M° Ma Hong ed il M° Chen Zhaokuei

Il M° Mahong era di animo dolce e gentile, una persona molto fine, ma allo stesso tempo con idee e posizioni molto particolari e per certi versi estreme. Gli aneddotti vissuti con lui sono innumerevoli, alcuni divertenti, altri toccanti, ma qui mi limiterò al mondo delle arti marziali.
Sosteneva ad esempio che il Taiji dello stile Chen fosse l’unica arte marziale cinese degna di essere praticata. Quando studiavamo con lui, nelle calde giornate estive, chiedeva spesso al fratello di Gongfu Murru Delio di fargli vedere il Khalary Payattu indiano, e si mostrava incuriosito e meravigliato, ma non voleva vedere nessuna arte marziale cinese che non fosse il Taiji chen.
La sua calligrafia tradizionale era eccelsa ed io, essendo un appassionato di cultura, mi feci fare diverse calligrafie. Su una di queste mancava la sua firma ed il suo timbro, pensando ad una dimenticanza glielo feci notare, ma lui si rifiutò di firmare, si trattava degli “otto cancelli” del Taiji (Beng Lu Ji An Zai Lie Zhou Kao) che gli avevo chiesto di scrivere.
“Nel vero Taiji non esistono otto principi, ogni tecnica è un principio! ” Furono le sue parole.
Tenendo conto che lo stile Chen ha moltissime tecniche è decisamente un’impresa viverle tutte come principi ed ecco che arriviamo ad una particolarità di Mahong, la sua bravura, la sua precisione, la sua scioltezza articolare, il suo incredibile fajing.
Quando colpiva di gomito o di pugno l’intero corpo si spostava in avanti come se scivolasse sul ghiaccio ed il corpo vibrava come un martello pneumatico, le riprese non rendono l’effetto che si provava dal vivo. Inoltre le posizioni bassissime, anche in età avanzata, con una schiena perfettamente perpendicolare, con le quali eseguiva l’intera Daolu facevano pensare ad una particolare e personale espressione dello Stile Chen.
Ma non era così.
Ma hong inizialmente non amava le arti marziali, ma era un cultore di teatro tradizionale. Cominciò a praticate Taiji perchè ospitò un casa una persona pericolosa, un violento ed aveva seri problemi con la giustizia. Questa persona si chiamava Chen Zhaokuei ed amici e familiari cercarono di dissuaderlo, che sarebbe stato pericoloso tenerlo in casa, un pericolo, visto i precedenti di quest’uomo, anche per la famiglia. Ma Mahong voleva dare una possibilità a questa persona disperata come aveva già fatto per altre persone all’interno del teatro. Chen Zhaokuei rimase colpito da questo aiuto ed ospitalità e ci tenne a sdebitarsi insegnando a Mahong, come studente a “porta chiusa”, lo stile di Taiji che a sua volta aveva imparato da suo padre Chen Fake. Inizialmente Mahong non voleva impare il Taiji, ma poi ne rimase affascinato e fece dello stile Chen una sua ragione di vita. Paradossalmente, lui che non amava le arti marziali, divenne uno dei più grandi esperti sugli aspetti applicativi del “Chen”.
Ma Hong aveva una capacità di imitazione sorprendente: dopo qualche giorno che viveva con te imitava il modo di camminare, un tic nervoso, un atteggiamento… quante volte lo abbiamo visto camminare dietro a qualcuno imitandone la postura. Era un talento naturale.
E per questo era famoso in Cina: “Se vuoi vedere il Chen come era veramente devi fare un pellegrinaggio da Mahong” Ci diceva il Maestro George Xu “Lui riproduce esattamente quello che gli ha insegnato Chen Zhaokui”.
Naturalmente altri famosi allievi (e parenti) di Chen Zhaokui non sono d’accordo su questa opinione, ma Mahong non se ne curava, sosteneva di non avere alcun motivo di personalizzare il Taiji, che era già meraviglioso così com’è e che il suo modo di eseguire con posizioni così estreme in realtà era comune fra i vecchi cinesi, anzi lamentava che nella sua generazione (figuriamoci quella attuale) la maggior parte dei cinesi aveva completamente perso la forza delle gambe e la scioltezza delle anche, tipica invece di una cultura contadina e di cavalieri.

Quando arrivò in Italia, chiamato dal M° Flavio Daniele, scese dall’aereo tenendosi stretto il borsello perché gli avevano detto che in Italia sono tutti mariuoli. Mi sarebbe proprio piaciuto vedere un borseggiatore prendersi una scrollata da questo nonnino.
A Roma rimase meravigliato nel vedere dal vivo una intera città storica, di migliaia di anni. Ma quando arrivammo nella bella Calabria esordì: “Voi avete una intera città che esiste da migliaia di anni, ed io sono qui perché il mio popolo tramanda le arti marziali da migliaia di anni, fatemi vedere anche voi qualcosa che “fate” da migliaia di anni.”
Rimanemmo interdetti, neppure la pasta con la pommarola è veramente antica visto che il pomodoro fu introdotto solo qualche secolo fa dall’America, mentre invece il movimento Yun Shou, mani come nuvole, così comune negli stili di Taiji è stato trovato dipinto su bambù già 5000 anni fa!
Ci siamo poi presi la nostra rivincita quando, portandolo a Venezia, lo abbiamo visto diventare all’improvviso serio: “Una cosa così non si può neppure immaginare, neppure immaginare!” Disse commosso guardando la laguna.
Questo era Mahong, alcuni aspetti della sua personalità, ed io sono onorato di insegnare il suo metodo di Taiji chen, non perché sia il vero taiji o il più originale come sostengono in molti, ma perché è quello che, grazie alle incredibili capacità didattiche del maestro (ce ne sarebbe molto da raccontare) è quello che ho capito meglio.
Grazie Mahong.


Mahong

Dante Basili
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