SCUOLA TIANDIHE

Arti Marziali, Musica e Meditazione

Il Fegato e la Rabbia

Il FEGATO E LA RABBIA, dal ferire al proteggere.

Proteggere

Fra i moderni cultori di medicina cinese il livello Jue Yin, fegato e maestro del cuore, sono associati ad un calderone ribollente di emozioni, in primis la rabbia ed il "vento" che la muove. Ma in questa associazione si dà per scontato lo squilibrio dell'energia del fegato, come quando esso viene "catturato" dalla rabbia e non invece il suo corretto uso, come ad esempio nella lucidità della scelta e nel prendere l'iniziativa. Per poter essere lucidi e scegliere è meglio trovarsi in un punto di osservazione tranquillo. E' dalla profonda quiete Yin che è possibile una efficace inversione verso l'azione Yang.
Come ben spiega Wang Juyi nella sua analisi del carattere
Jue:
"La parte esterna di questo carattere è composta da
Han, un recinto parziale che significa anche dirupo, come il versante di una montagna. La parte interna del carattere è una variante di Que, che normalmente significa "mancare", ma può anche indicare un vuoto, un'apertura. Il carattere Jue suggerisce dunque l'idea di un buco e di un'apertura sul versante di una montagna. Un posto di assoluta quiete e ritiro, dove inizia il processo di nuova inversione verso lo Yang. Se si rammenta l'influenza taoista sulla medicina cinese, non è difficile immaginarsi gli adepti di mille anni fa che si ritiravano nelle loro caverne sulle montagne."
Potremmo concludere che quando ci ritroviamo in uno squilibrio emotivo, più che sedarsi o sfogarsi con attività fisica, o peggio ancora riversare sugli altri il proprio veleno, "bile nera" direbbe Ildegarda, sia necessario trovare, materialmente e/o psicologicamente, un luogo di quiete dal quale osservare il mondo con serenità.
Così il demone della rabbia si trasforma: da energia che ferisce ad energia che protegge.
E' l'ultima cosa che un "fegatoso" ha voglia di fare, ma è ciò che gli farebbe veramente bene.

Dante Basili

P.S.
Ho scritto questo articolo con lo stimolo di questa bellissima foto di Davide Garavini

Gabriele

Se fosse un dipinto sarebbe molto taoista. La presenza umana è nella giusta proporzione che gli compete nella vastità della natura: centri abitati, ma così piccoli e lontani che possono confondersi, come erba, con le asperità del terreno. Il punto di osservazione è una sorta di rifugio verde, dal quale sembra di spiccare il volo verso un cielo nel quale si rincorrono le nuvole come draghi. E laggiù, verso il basso, la solidità delle montagne sembra trasmutarsi in acqua per effetto della luce.

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