Perchè Etiopia

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Unione di cielo e terra

Ospitiamo con piacere questo intervento dell'amico e fratello di pratica Stefano Tabanelli che da anni vive in Africa e fa la Guida Turistica... se organizzate un viaggio con lui forse potrete strappargli anche qualche lezione gratis di Tai Chi :)

Perché Etiopia con una guida italiana.

 
 
Si potrebbe fare una ricerca in internet o prendere le solite guide per iniziare a informarmarsi sull’Etiopia ma la nostra iedea è chiedere a chi ci è già stato. Anche le foto hanno difficoltà a descrivere un’atmosfera creata in una celebrazione al sud, l’entrata di una chiesa in’aspettata con gli occhi che si devono adattare alla penombra e all’inverosimile storia scritta nelle parete con pitture e sculture, all’improvvisa luce del vulcano dopo una faticosa camminata nella serata o all’arcobaleno che puoi vedere nel terreno simile ai colori del pittore caduti dal tavolo. Lo sguardo di un Surma non ancora abituato ai turisti, non abituato ai vestiti e alle scarpe e curioso quanto te di scoprire chi ha davanti, curioso di toccare e annusare chi lo sta fotografando, chiedersi perché siamo pelosi e vestiti e il perché ci portiamo dietro così tanti oggetti, perché ci si stanca a camminare e il perché abbiamo bisogno di bere così tanto. Occhi capaci di rimanerti dentro in un ricordo che non si può descrivere, un ricordo che si imprime dentro di noi solo se ci si addentra nel loro mondo, nel loro essere e vivere.
Questo è il compito della guida, non solo spiegare ma fare si che il muro che ci divide possa avere una porta, possa, anche solo per un secondo, farvi oltrepassare la distanza millenaria e farvi capire o almeno provarci il come si possa vivere in un niente apparente. Un niente che solo dopo diventa pieno, pieno di affascinanti pomeriggi passati con gesti e giochi, canti e momenti dedicati alla cura del corpo con  dipinti o incisioni, levigare oggetti o semplici armi da caccia.
 
In generale un popolo rispettoso e cordiale, un popolo che non ha il “no” ( considerato molto scortese ) ma il perché non si può fare, con parole onomatopeiche con grossa capacità di descrivere avvenimenti e con popoli all’interno di un popolo. Visi che cambiano dal nord al sud, colori usanze e linguaggi ( 82 lingue completamente differenti ) con danze e paesaggi

Tre ragioni per venire in Etiopia.

Nord per le chiese e monti Siemen (ovvero quello che ha fatto l’uomo). La classica domanda è come abbiano fatto, come sia possibile che persone abbiano fatto questo. Anche in Egitto ci si fa la stessa domanda e in altri posti del mondo ma, in Etiopia, c’è  anche la seconda domanda, ma come ha fatto l’uomo a farlo così bene, in un posto così irraggiungibile, così nascosto e così protetto. Protetto come le sue leggende ( Arca dell’Alleanza ) capaci di confondere un veterano della storia, capaci di tenere legato un popolo e di richiamarlo alle celebrazioni, capaci anche di richiamare turisti da tutto il mondo. Paesaggi unici di monti e vallate, gole e boschi e volatili endemici, visi unici che racchiudono africa e oriente. Storia che parla di popoli evoluti vissuti nella storia e di commerci con paesi lontani, storia che racconta l’ingegnità dei preti nel raccontare con dipinti una lingua a molti sconosciuta ( ghez ), storia che si legge, si guarda e si  ascolta da racconti e da canzoni accompagnate da tipici e antichi strumenti. Una storia unica che fortunatamente si può ancora ammirare.
Sud per  natura e etnie ( ovvero quello che sta facendo l’uomo ). Paesaggi incontaminati passando da 3000 di altitudine a poche centinaia di metri di altezza, da praterie, montagne, savane, foreste tropicali e colline, dal grande fiume Omo alla Rift Valley possono dare l’idea dell’immensità di questa terra. Parchi come Omo Park o il Mago, non sicuramente a livello di dei parchi Kenioti, possono offrire molto, elefanti, bufali, giraffe, zebre, kudu, gazzelle e molto ancora Sicuramente la bellezza del viaggio è fatta però dalle etnie. Surma, Bume, Daschenech, Jangaton, Hamer, Mursi e tanti altri, così diversi tra loro e così assorti nella loro storia. Eventi come il Salto del toro, il combattimento dei Donga, le scarnificazioni e il sangue fresco di una mucca bevuto sono qualche cosa che non si può dimenticare. Un piatto portato con naturalezza in un taglio labbiale o le schiene frustate mostrate con orgoglio sono sicuramente modi per cercare di comprendere quello che sono e quello che siamo stati. Popoli ancora incontaminati unici al mondo offrono un’esperienza che vi accompagnerà.
Dancalia per vulcano, Dalol, spiane del sale e fiume Saba. (ovvero quello che l’uomo non ha fatto). Quando la natura fa da padrona e quando l’uomo può vivere in paesaggi presocchè lunari, quando il magma di un vulcano mette a nudo la bellezza di quello che abbiamo sotto ai nostri piedi e i colori dei minerali diventano un tappeto-arcobaleno, quando un mare si prosciuga diventando una infinita distesa di sale, quando tutto questo vi circonda, allora vuole dire che siete sotto al livello del mare di almeno 100 metri, vuole dire che siete nelle tere inospitali degli Hafar e che siete in uno dei posti più caldi della terra. Vuol dire che finalmente siete arrivati in Dancalia.
Carovane di cammelli caricati di sale risalgono un fiume antichissimo, un fiume chiamato col nome della misteriosa regina “Saba”, persone capaci li guidano creando accampamenti riparati dal sole nelle insenature del profondo canyon, tutto diventa mistico e sembra che solo i loro ricurvi coltelli facciano da legge. La notte diventa giorno, momento comodo per muoversi, fresco e colorato dalle migliaia di stelle nel cielo, unico momento per salire un vulcano e ammirare il ribollire di lava a poca distanza, odorare e contemplare la pioggia di terra rovente muoversi intorno a voi, momento di silenzio e di riflessione, momento per comprendere la potenza della amata terra che ci fa ancora da mamma.
 
Sicuramente una terra mamma, mamma di Lucy e mamma di tantissimi bambini, volti stupendi della indimenticabile Etiopia.

Per Info Stefano Tabanelli: stefano.taba8@yahoo.com