SCUOLA TIANDIHE

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SCRIVERE CON L'ACQUA



Scrivere con l'acqua

Scrivere con l'acqua è un bell'esercizio all' Impermanenza: appena il tempo per cogliere la bellezza dell'opera che già evaporazione e porosità della pietra fanno svanire l'immagine: una rappresentazione della vita stessa.
Sono le cose vere che rimangono impresse nel cuore anche quando non ci sono più: il tocco ed il profumo di un fiore sono più veri e intensi di una sua fotografia. Ma questa verità e intensità sono tali proprio perché possono svanire, morire: una fotografia di un fiore non odora e non profuma, ma rimane per sempre! Questa è la tentazione della cultura occidentale: una così grande paura del cambiamento e dell' impermanenza (in fondo tante piccole morti) da preferire una "vita non vita" che dia però la percezione della stabilità.
Se da un lato, in estremo oriente, culture come quella Taoista e Buddhista fanno del cambiamento (mutazione) il pilastro stesso della realtà ed esercizi come la scrittura sull'acqua o riti come la costruzione dei mandala, capolavori fatti con finissime polveri colorate disperse nel vento nel giorno di festa, sono l'aspetto pratico di questo pensiero, dall'altro lato la cultura occidentale controbatte che la morte è un errore, un'imperfezione nella creazione, una malattia che l'umanità ha, con tutti i suoi mezzi, il dovere di sanare... e che una fotografia, anche se è solo un simulacro della realtà, ha il grande pregio di riportarci alla memoria il Sogno, di farci sentire più vicino alla cosa o alla persona amata, come un'ancora nel porto della memoria, per non dimenticare.
Fra questi due estremi, fra queste due culture spesso in antitesi, fra fatalità orientale e disperazione occidentale, ho trovato, fin da ragazzo, la mia personale sintesi nel disegno dal vivo. Imparai a disegnare dal vivo in un corso di meditazione e da allora per me è diventata una pratica liberatoria. Per disegnare dal vivo non bisogna dare un nome a ciò che si vede, ma percepire spazi, vuoti e pieni, forme senza nome, ma che danno significato, meravigliandosi addirittura della struttura di un oggetto quotidiano che è da sempre sotto gli occhi, ma che non è mai stato veramente guardato. Finito il disegno scompare la grazia di questa percezione, ma rimane nel cuore la bellezza dell'esperienza, proprio come nella scrittura con l'acqua.
Ed io da buon occidentale non ho buttato via i miei disegni.

Dante Basili