SCUOLA TIANDIHE

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STORIA APPASSIONATAMENTE ALCHEMICA
libro


"Soluzione" é un termine ambiguo e Valentino lo sapeva bene.
Anzitutto "soluzione" é sinonimo di "interruzione", di qualcosa che scorre e che improvvisamente interrompe la sua continuità.
Quindi soluzione significa anche compenetrazione, intimo mescolarsi di due sostanze fra loro diverse per diventarne una sola. A differenza del miscuglio, in cui é possibile ancora scorgere i componenti iniziali, nella soluzione non vi é distinzione alcuna fra solvente e soluto.
Infine soluzione é la spiegazione illuminata di un problema, di un enigma, la risoluzione di un nodo intricato;

- Nella sfera interiore - pensò Valentino - i tre significati della parola soluzione sono, fra loro, intimamente collegati: la "risoluzione" del problema umano passa attraverso la "compenetrazione" con l'Universo, con il "mescolarsi dell'uno con il tutto" e non semplicemente perdendosi, ma ritrovandosi: consapevoli di essere solo un'umile e piccola foglia di un grande albero, ma anche, e proprio per questo, partecipe del tutto. -

Perché la metamorfosi potesse però accadere era necessaria una brusca "interruzione" un rovesciamento delle quotidiane abitudini, una rivoluzione, o meglio: la più profonda e pericolosa delle rivoluzioni: quella interiore.
Questo cambiamento era in atto, oramai Valentino ne sentiva ovunque, nella sua vita, il rombo lontano ed aspettava, con ansia, l'inizio dell'avventura.
E l'inizio avvenne, in maniera solo apparentemente spettacolare poiché, nonostante il "secreto" sia dolce e silenzioso, orecchie appena risvegliate possono udirlo solo come un grido.

Dante Basili: nasce ad Urbania (PS) il 26-11-63. Svolge attività di insegnante di Tai ji Quan, Qi Gong ed arti marziali esterne a Forlì e in diversi centri della Romagna. Scrive articoli per riviste specializzate del settore.
Suoi lavori di narrativa sono "Le Futurstorie" (1995) e "La Spirale Della Vita" (1996) dedicati a bambini ed adolescenti. "Soluzioni"; (1997) é il suo primo romanzo per adulti.




SOLUZIONI



Cap I°


Veniva da lontano, o meglio, "l'Arte" lo aveva portato lontano.
Mentre camminava lungo il porto pensava al suo primo incontro con "l'opus muliebre": solo tre anni prima o in un'altra vita?
In rapporto al cinico di allora si sentiva rinato: nuovi occhi, nuove orecchie, nuovo gusto del cibo, intenso amore per la vita... incredibile!
Lui stesso stentava a riconoscersi nell' Opera Finale e neppure l"inizio era stato da meno.
Tutto cominciò da un impulso, da una sensazione curiosa... fin da bambino era stato attratto ed al contempo piacevolmente spaventato dalla parola "vetriolo" e trovandosi il dizionario fra le mani lo consultò circa tale vocabolo.
Vetriolo: caustico, acido solforico, dal latino tardo vitriolum, derivato da vitreus "vitreo" per l'aspetto vetroso dei vari solfati metallici.
Notò immediatamente che il vocabolo latino "vitriol" era rimasto immutato nella lingua inglese attuale e, contemporaneamente, ebbe riminescenza di ricordi d'infanzia, un guazzabuglio di fugaci visioni ed emozioni: rivide il blu intenso dei cristalli di solfato di rame che sua nonna scioglieva per preparare la "poltiglia" per le viti... l'acqua del contenitore si colorava di un blu oltremare così meraviglioso che ti perdevi a guardarlo...
"Ecco fatto" pensò "certe sensazioni, certe domande insistenti che ci portiamo dentro, certi "non so che" altro non sono che il ricordo di lontane emozioni, quasi obliate dalla memoria e di cui non rimane che un tenue sapore, ma che é possibile, con un pò di attenzione e pazienza, riportare alla luce, allo stesso modo in cui ci si serve di una corda per sollevare il secchio da un pozzo profondo."
Quello che allora neppure immaginava era "quanto" profondo effettivamente fosse il pozzo e "quanto" sarebbe risalito indietro nel tempo...
Ora si chiariva sia l'attrazione che il timore per la parola "vetriolo": quel nome, associato al verde-rame, lo riportava a dolci ricordi dell"infanzia, ma lo stesso nome, associato all'acido solforico, lo collegava al senso del pericolo, ad innumerevoli film del terrore in cui il famigerato acido veniva utilizzato nei modi più truci... niente altro che semplici ricordi infantili... eppure...
Niente da fare! Quel maledetto "non so che" non gli dava pace e non restava che prestargli ascolto: nelle due enciclopedie che aveva in casa non trovò ulteriori informazioni, chissà se navigando in "rete"...
Ne dubitava, pensava che la parola vetriolo fosse alquanto tecnica e quindi di limitato utilizzo... Si sbagliava, naturalmente!
Il "motore di ricerca" gli propose una quantità incredibile di pagine inerenti a VITRIOL; da una rapida occhiata constatò che molte di esse utilizzavano la parola nel senso di "satira pesante" o "parole acide", era presente anche il solito omonimo gruppo rock... Raffinò la ricerca selezionando le pagine inerenti all"aspetto fisico-chimico dell"argomento e questa volta il "motore" gli propose un numero ben più accettabile di pagine.
Nella prima schermata tutti gli indirizzi avevano una rilevanza del 100% con la parola ricercata, ne cliccò uno a caso.
La bocca si aprì dallo stupore: proprio all'inizio della pagina, a grandi caratteri, compariva il suo nome: Basilio Valentino.
Sentiva il cuore battere all'impazzata e si vergognò di una simile reazione a quella che era senz'altro una semplice coincidenza, infatti, leggendo le righe sottostanti constatò che "quel" Valentino era un monaco benedettino del trecento, famoso per i suoi trattati alchemici.
Alchimia. Una parola che gli ricordava la chimica degli albori, antri fumosi con alambicchi e storte alla rinfusa, stregoni illusi di trasformare il vil metallo in oro... l'alchimia non era certamente parte dei suoi interessi, la riteneva di un "cattivo gusto piccolo-ego".
Fu da ragazzo (diversi anni addietro) che suddivise, quasi per gioco, l"umanità in "uomini grande-ego" e "uomini piccolo-ego".
Gli uomini piccolo-ego erano tali perché la loro fantasia era limitata e quindi trovavano un "senso al vivere" nella ricerca di sempre maggiori agi materiali: bella morosa, bella macchina, bella casa, lavoro da un sacco di soldi... e così via, all"infinito. Gli uomini grande-ego invece, a cui sentiva, nel pieno del fulgore romantico adolescenziale, di appartenere, erano quelli che non avevano pace, che ponevano domande sul perché del vivere, che trovavano appagamento in valori che non erano in vendita.
Col passare del tempo non aveva smesso di sentirsi parte dei "grandi-ego", ma non era più così sicuro della superiorità di questo gruppo umano sull'altro, gli sembrava che l'intera Umanità fosse partecipe ad un comune destino: la sofferenza.
I piccolo-ego soffrivano per il vuoto interiore in cui inevitabilmente precipitavano, i grandi-ego soffrivano a causa delle domande a cui non trovavano risposta.
Quante volte, invecchiando, aveva desiderato sgravarsi del suo peso interiore: accontentarsi di scopare, mangiare, andare a caccia, alla partita e tirare a campà, ma non vi riusciva, era un irrinunciabile "essere alla ricerca di un senso" e l'alchimia, di cui stava leggendo era invece un esempio tipico di "sogno di ricchezza a buon mercato", che nei tempi antichi aveva afflitto l'umanità.
Fosse stato per lui l'oro ed il piombo potevano starsene tranquilli nelle viscere delle montagne, lui era un appassionato di aurore e tramonti e neppure una fotografia digitale a 360°poteva regalargli la freschezza del mattino o la dolcezza della sera.
Nonostante ciò "sentiva" di dover continuare a leggere la pagina Web sul misterioso ed omonimo monaco benedettino: era come se una voce interiore lo stesse guidando e da tempo il suo "senso poetico" lo aveva abituato a seguire questi impulsi irrazionali.
Lo scritto consisteva nella presentazione e nel corpo integrale di un trattato alchemico, tradotto in inglese e senza commenti aggiunti. Mentre lo scorreva rapidamente, rimase colpito da una frase: " Si Proceda per ottenere un"anima sottile e penetrante che regge uno spirito delicato e puro in un corpo che é balsamo dei cieli".
Bello, veramente bello! Se non fosse stata la trasfigurazione poetica di una oscura operazione chimica quella frase avrebbe avuto un certo "fascino grande-ego".
Finalmente, verso la fine del trattato, trovò quello che cercava: Basilio Valentino era l'inventore dell'acronimo V.I.T.R.I.O.L.U.M. ovvero "Visita - Interiora -Terrae - Rectificando - Invenies - Occultam - Lapidem - Veram - Medicinam" che il traduttore inglese interpretava come "Visita l'Interno della Terra e Rettificando Trova la Pietra Nascosta, la Vera Medicina".
Di nuovo sentì il cuore battere all'impazzata anche se questa volta non ne afferrava pienamente il motivo: in quelle parole vi era un eco di qualcosa di conosciuto... la Vera Medicina... quanto avrebbe desiderato un balsamo per la sua amarezza, un elisir di gioia e speranza...
Si vergognò nuovamente dello stato d'animo eccessivamente passionale in cui indulgeva, era come se un dolce pianto, represso per anni, stesse per salire improvvisamente.
Corse ai ripari, uscì dal "browser" ed aprì uno dei dizionari all'interno del computer, aveva la scusa di cercare le definizioni della parola "rettificare", che gli ricordava vagamente solo pistoni e testate di motori.
Rettificare: raddrizzare, correggere, separazione del sottile dal grossolano per mezzo di distillazione; dal latino tardo rectificare, "retto fare".
Separazione del sottile dal grossolano... retto fare... era tutto molto interessante ed inoltre sentiva il cuore acquietarsi: improvvisamente ricordò di avere letto, qualche istante prima, qualcosa a riguardo del "mercurio", quel liquido metallo che per ovvie ragioni a lui non passava inosservato. Riaprì la pagina Web su Basilio Valentino: proprio all'inizio, subito sotto la presentazione biografica, il curatore riportava che il grande monaco era morto prematuramente a causa di intossicazione da vapori di mercurio, triste sorte a quanto pare comune anche a molti altri alchimisti.
Questa volta il cuore non batteva nel petto, ma forte nella gola.
Gli sembrava di scoppiare!
Era l'unico in famiglia ad avere, fin da piccolo, una rara allergia al mercurio. Certo, il metallo era pericoloso per tutti, ma solo quando raggiungeva una certa quantità all'interno dell'organismo, a lui invece bastava toccarlo o addirittura "sentirne" l'odore per innescare violente reazioni cutanee...
Provava una strana familiarità per questa "alchimia" che piano piano stava scoprendo e...non gli andava del tutto a genio.
Decise che per quel giorno era abbastanza.
Copiò sul disco rigido l'indirizzo del sito internet dal quale aveva tratto quelle insolite informazioni: http://www.levity.com/alchemy/, quindi spense il computer ed uscì a prendere una boccata d'aria.