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Zhǐ shàng tán bīng

il proverbio Zhǐshàngtánbīng 纸上谈兵 "Parlare di guerra sulla carta" ha una storia significativa alle spalle. Nel periodo degli Stati Combattenti (Roma era appena nata) il padre di Zhao Kuo, il generale Zhao She, era considerato un uomo eccezionale: con pochissimi soldati era riuscito a respingere e sconfiggere l'aggressione dello stato di Qin. Anche il figlio si credeva un grande stratega perchè fin da piccolo studiava tutti i trattati dell'arte della guerra, ma il padre lo redarguiva ricordandogli la differenza che passa fra l'erudizione ed i problemi pratici. Alla morte del generale Zhao She, l'esercito di Qin torna all'attacco e tocca a Lian Bo, un vecchio ma energico generale, difendere con successo lo stato. Vedendo che non sarebbero mai riusciti a ottenere la vittoria, gli strateghi di Qin utilizzarono lo stratagemma di seminare discordia fra le truppe avversarie: vennero così inviati degli infiltrati che diffusero la notizia che "il terrore delle truppe di Qin è il generale Zhao Kuo, figlio di Zhao She". Il re, ingannato, sostituì allora Lian Bo con Zhao Kuo, che tuttavia, privo di esperienze concrete di guerra, sapeva solo seguire i capitoli dei testi studiati, senza riuscire ad adattarsi all'imprevedibilità del reale. Come risultato, i più di 400 mila soldati dell’esercito di Zhao furono del tutto annientati e Zhao Kuo stesso fu trafitto da frecce e ucciso dagli avversari. In seguito, il proverbio "Parlare di guerra sulla carta" venne usato per indicare il parlare a vanvera, senza riuscire a risolvere i problemi concreti.

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