SCUOLA TIANDIHE

Arti Marziali, Musica e Meditazione

Vermi e Indiani


Darwin e vaso fiorito


“… Choel è una stazione importantissima perché è un guado per i cavalli. Quando le truppe vi giunsero vi incontrarono una tribù di indiani e la sterminarono. Ma il capo indiano riuscì a fuggire in un modo che destò l’ammirazione di tutti. I capi indiani hanno sempre uno o due cavalli scelti che tengono pronti in caso di urgente necessità: questo capo indiano balzò su uno di questi, un vecchio cavallo bianco, prendendo con sé il figlioletto: il cavallo non aveva né sella né briglie. Per fuggire alle fucilate l’indiano cavalcava alla maniera caratteristica della sua gente, vale a dire con un braccio attorno al collo del cavallo e soltanto una gamba sul suo dorso. Così sospeso sul fianco del cavallo, gli accarezzava la testa e gli parlava. Gli inseguitori fecero ogni sforzo per raggiungerlo; il comandante cambiò tre volte cavallo, ma invano: il vecchio indiano ed il figlio fuggirono e furono liberi. Che bel quadro da immaginare: la nuda e bronzea figura del vecchio indiano col suo bambino che, cavalcando sul cavallo bianco come Mazeppa*, riusciva a distanziare la schiera dei suoi inseguitori.”
C. Darwin - Viaggio di un naturalista intorno al mondo. Cap V
Questi scritti giovanili del suo viaggio a bordo del Beagle e quelli dedicati “all’azione dei vermi nella formazione del terreno” pubblicati poco prima della sua morte sono il Darwin che più amo. Come i vermi sono indispensabili alla vita ed alla formazione del suolo e Darwin li ammira profondamente (con grande scherno dei suoi contemporanei) così è evidente che ammiri questo capo indiano che per i suoi compagni di viaggio è solo uno scarafaggio da calpestare. Il vecchio indiano non conficca gli speroni sul fianco del vecchio cavallo bianco, ma gli carezza la testa e gli parla. Il figlioletto è avvinghiato a lui e questo essere “tre in uno” vince sui tre cavalli freschi del capitano. Parlando così, di vermi e indiani, l’ateo Darwin esprime come materialmente “gli ultimi saranno primi”.
Grazie Charles.
*Mazeppa, eroe cosacco decantato da G. Byron.
Nell’immagine C. Darwin all’età di sette anni con in braccio un vaso della sua amata Lachenalia aloides, bulbosa che fiorisce a fine autunno, quando oramai tutti i sgargianti colori si sono spenti.
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Lo stato della Conoscenza


Caenorhabditis Elegans

La conoscenza della realtà e dei fenomeni naturali attraverso il metodo scientifico è qualcosa di affascinante, che può essere vissuto da un ricercatore allo stesso modo in cui un bambino guarda con stupore il mondo: la scienza è oggi, più che mai, la "favola più bella." Questo almeno per molti ricercatori che essendo veramente addentro all' argomento studiato percepiscono la grandezza di "quanto non si conosce" e vivono questa ignoranza come stimolo e come meraviglia. Abbiamo sequenziato il genoma umano, ma ne conosciamo in maniera approssimata la funzione di solo il 10 per cento, affermare (come fanno alcuni) che il restante 90 per cento non serve a nulla è un concetto molto improbabile in biologia. Caernorhabditis Elegans è un vermetto molto grazioso e comune per chi si occupa di microscopia dilettante, il suo primitivo sistema nervoso ha un totale di 7000 connessioni e ci sono voluti oltre 10 anni di lavoro per mapparle tutte: il Connettoma Umano (la totalità delle connessioni tra i neuroni di un sistema nervoso) è di cento miliardi di volte più grande ed il neuroscienziato Sebastian Seung del MIT, che si occupa di questo con passione, auspica che arriveremo a completarlo non prima della fine del secolo.
Come diceva il mio prof di laboratorio, quando ero ragazzo: "la conoscenza è come viaggiare in auto di notte, in un territorio sconosciuto: fai luce lì davanti ed un poco sui bordi, ma tutto intorno a te c'è il buio". E lui non era un pessimista, era un appassionato!
Dante Basili

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